Peglio
![](https://i0.wp.com/www.orizzontemontefeltro.it/wp-content/uploads/2020/12/Peglio.jpeg?resize=1140%2C694&ssl=1)
Il Montefeltro è realmente un tuffo nella storia e nell’armonia che esiste tra storia e natura. E di nuovo è un connubio che crea colore: il blu intenso del guado e il nero poetico dei carbonai. Il guado o guato o gualdo o vado (Isatis tinctoria L.) fino al secolo XVII venne intensamente coltivato, macinato, affinato e commerciato per colorare tessuti o carta. Il colore indaco o blu celtico (usato anche per tingere i jeans) deriva da questo arbusto cespugliato diffuso anche nelle Marche. La lavorazione del guado (testimonianze di vecchie macine in pietra apposite sono frequenti soprattutto nella zona dell’alta valle del Metauro e del Foglia, a Cagli, Piobbico ed Apecchio) raggiunse un livello imprenditoriale elevatissimo tanto che da Sant’Angelo in Vado (o in Guado?).
Gallerie scavate a mano dagli antichi romani e l’acqua gorgogliante del Candigliano a fare canion naturali: la terza area protetta della provincia di Pesaro e, con i suoi 3.600 ettari di boschi, pascoli e cime incontaminate, è il cuore del Montefeltro più verde. Accanto ai parchi regionali del San Bartolo (1.600 ettari) e del Sasso Simone e Simoncello (5.000 ettari), è stata di recente istituita la “Riserva naturale statale del Furlo”.
Tra le varie specialità locali troneggiano quelle a base di funghi e tartufi utilizzati nei condimenti dei primi piatti asciutti ma che ben si sposano anche con i secondi di carne; nella zona si trovano sia il tartufo nero o scorzone, portato in trionfo a Frontino nella sagra che si svolge le prime domeniche di Agosto, e il tartufo bianco pregiato, ricercatissimo e prezioso tubero dal profumo inconfondibile per i cani dei cercatori.
Sentire l’acqua e l’argilla tra le mani. Forgiare dal nulla la forma di un vaso. Guardare le forme dei forni e degli oggetti che incantarono D’Annunzio. La ceramica può farsi vacanza ricca e piena nel Montefeltro. Casteldurante nel 1636 divenne Urbania; nel ‘600 e ‘700 valenti plasticatori e pittori proseguono la gloriosa tradizione, rinnovando l’arte con «l’eleganza delle sagome e la gentilezza dell’impasto».
Il Montefeltro e il ducato di Urbino rappresentavano gli antichi domini di Federico da Montefeltro, signore guerriero con il sogno/ossessione della città ideale. La sua corte è stata uno dei centri propulsori del Rinascimento, al pari di Roma, Venezia, Firenze. Ogni palazzo ducale (quello di Urbino, quello di Urbania), ogni casino di caccia rispetta i canoni estetici del Rinascimento e richiama non a caso le proporzioni e la simmetria ideale che alla fine del quattrocento Leon Battista Alberti codifica e implementa nella struttura non lontana del Duomo di Rimini (costruito per i nemici dei Montefeltro, i Malatesta). Ogni architettura nasconde inganni ottici, passaggi segreti, telefoni senza fili nascosti nelle spire elicoidali delle scale.