Il Metauro: Guado e Carbonai

Il Montefeltro è realmente un  tuffo nella storia  e nell’armonia che esiste tra storia e natura. E di nuovo è un connubio che crea colore: il blu intenso del guado e il nero poetico dei carbonai. Il guado o guato o gualdo o vado (Isatis tinctoria L.) fino al secolo XVII venne intensamente coltivato, macinato, affinato e commerciato per colorare tessuti o carta. Il colore indaco o blu celtico (usato anche per tingere i jeans) deriva da questo arbusto cespugliato diffuso anche nelle Marche. La lavorazione del guado (testimonianze di vecchie macine in pietra apposite sono frequenti soprattutto nella zona dell’alta valle del Metauro e del Foglia, a Cagli, Piobbico ed Apecchio) raggiunse un livello imprenditoriale elevatissimo tanto che  da Sant’Angelo in Vado (o in Guado?).

La Riserva Naturale Gola del Furlo

Gallerie scavate a mano dagli antichi romani e l’acqua gorgogliante del Candigliano a fare canion naturali: la terza area protetta della provincia di Pesaro e, con i suoi 3.600 ettari di boschi, pascoli e cime incontaminate, è il cuore del Montefeltro più verde. Accanto ai parchi regionali del San Bartolo (1.600 ettari) e del Sasso Simone e Simoncello (5.000 ettari), è stata di recente istituita la “Riserva naturale statale del Furlo”.